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La macchina da cucire

Vittorio Marchis



Un oggetto domestico, che nasce negli Stati Uniti agli Inizi del diciannovesimo secolo, e che presto si diffonde in Europa per le sue caratteristiche tecnologiche accompagnate da una struttura semplice e affidabile. Arriverà in Italia più tardi e la prima ditta a costruirla sarà la Salmoiraghl. Questa macchina si distingue dalle altre perché presto diventa "domestica" ed entrando nelle case di sarti e sartine apre alla innovazione tecnologica una società ancora artigiana. Se da un lato molti la lodano, altri ne temono gli effetti perniciosi soprattutto sulle donne. Anche i pittori, primo fra tutti Umberto Boccioni con "II romanzo di una cucitrice" (1908), trovano così nuovi equilibri tra l'intimità domestica e il progresso. I surrealisti ne scorgono spunti per nuove macchine celibi. Dopo un ventennio di splendore, che accompagna il miracolo economico Italiano e che vede i successi di Borletti, Necchi e altri imprenditori, quasi per magia svanisce nonostante i tentativi di trasformarla da meccanica a elettronica. Prefazione di Barbara Scaramucci.
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