È nota l'iniziale indecisione di Claude Debussy nello scegliere il dedicatario dei suoi studi per pianoforte: al più grande esponente della tradizione clavicembalistica francese - François Couperin - egli preferì infine Chopin, ponendosi nella scia di questi nel concepire un'opera che, almeno nominalmente, è dedicata allo sviluppo della tecnica pianistica.

Debussy pubblicò questi dodici studi nel 1916, raccolti in due parti, ma essi non riscossero particolare interesse da parte del mondo pianistico.

Solo dopo il secondo dopoguerra la produzione degli ultimi anni di vita del francese ha ottenuto adeguata attenzione, e negli "Études" si è potuta apprezzare la preziosa lezione formale, nascosta in pezzi che rimandano a singoli problemi della tecnica pianistica inventando nuovi colori e timbri per lo strumento a martelletti.

In un compact prodotto dalla Warner Classics, Pierre-Laurent Aimard presenta la raccolta completa degli studi insieme all'altrettanto significativa prima serie delle "Images", in un'interpretazione nitida e tecnicamente ineccepibile, puntando proprio all'essenzialità della scrittura, dove innumerevoli sfumature timbriche e inconsuete ricerche armoniche portano l'ascoltatore ben lontano dal rigore con cui il pianista deve affrontare le difficoltà tecniche dello strumento.