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L'opera lirica: Adriana Lecouvreur

in onda martedì 16 agosto alle ore 21,00

L'opera lirica: Adriana LecouvreurSi chiamava Adrienne Couvreur ed era nata nel 1692; di umili origini, quando cominciò ad affermarsi nel teatro aggiunse un "Le" al suo cognome e divenne poi una grandissima attrice drammatica che il pubblico della Comèdie Française applaudì per molti anni nelle sue interpretazioni delle opere di Corneille, Racine, Crebillon e Voltaire.

Donna talentuosa e affascinante, le furono attribuiti molti amori tra cui quello con Maurizio di Sassonia e - pare - anche con lo stesso Voltaire; morì nel 1730 per una grave infezione, ma la leggenda la vuole avvelenata da una invidiosa collega: Adrienne fu sepolta in una fossa comune - come del resto era d'uso per i non nobili - senza alcun rito religioso.

"... Quando ella era nel mondo, sospiravano per lei; / Li ho visti sottomessi, premurosi intorno a lei; / Adesso che lei non è più, è dunque una criminale! / Ha incantato il mondo e per questo la punite (...) Ah! Vedrò sempre la mia debole nazione / Incerta nei suoi desideri, far appassire quello che ammira; / l nostri costumi e le nostre leggi contraddirsi sempre / E i Francesi superficiali addormentati sotto il dominio della superstizione?"; così Voltaire commentò l'amara fine di Adrienne nella sua elegia dal titolo "La mort de Mlle Lecouvreur, celèbre actrice" (1730).

Fu l'editore Edoardo Sonzogno ad affidare al giovane compositore Francesco Cilea (Palmi, 23 luglio 1866 - Varazze, 20 novembre 1950) l'elaborazione musicale della storia di Adrienne, che aveva certamente tutte le carte in regola per diventare un successo teatrale al pari di quello ottenuto dallo stesso musicista con "L'Arlesiana" (opera che aveva portato alla fama Enrico Caruso).

Anche nella scelta del librettista Sonzogno pensava ad un successo certo, chiamando a predisporre il testo Arturo Colautti, reduce dall'ottima accoglienza tributata alla sua "Fedora" musicata da Umberto Giordano; di fatto il lungimirante editore aveva visto giusto e l' "Adriana Lecouvreur", rappresentata per la prima volta a Milano nel 1902, fu accolta trionfalmente.

Nel rifarsi all'interessante personaggio dell'attrice francese Cilea sceglie di elaborare l'ultimo periodo di vita di Adriana, che nell'opera morirà "romanticamente" per aver annusato violette avvelenate; il compositore calabrese volle sperimentare una sorta di teatro nel teatro ante litteram, e l'opera si apre (senza alcuna ouverture o preludio, l'introduzione orchestrale ridotta a pochissime battute) nel Foyer della Comédie Française al momento in cui, prima della rappresentazione, gli attori si preparano e le attrici si truccano; l'entrata di Adriana - che prova il suo ingresso in scena e ripassa (declamando, non cantando) la sua parte - culmina nella celebre aria "Io son l'umile ancella /del Genio creator", assai significativa del carattere più intimo del personaggio stesso.

Per più versi lontano dal verismo, Cilea affronta con particolare garbo la storia di Adriana, secondo il suo temperamento che, più che passionale ed eroico, è lirico ed elegiaco; il musicista trentaseienne guadagnerà con "Adriana Lecouvreur" una grande notorietà, che ai giorni nostri è mantenuta viva quasi esclusivamente da quest'opera; pur vivendo per altri quarantotto anni, lo schivo musicista compose solo un'altra opera e preferì darsi all'insegnamento.

Il personaggio di Adriana, che attirò le più celebri attrici tra cui Sara Bemhardt ed Eleonora Duse, è stato in musica rivestito da grandissime interpreti: Renata Tebaldi, Mirella Freni, Rajna Kabaivanka e Magda Olivero, protagonista della versione da noi trasmessa che fu registrata dal vivo a Napoli nel 1959.


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