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Archivio RAI: Rocco Filippini interpreta Dvorak

in onda sabato 16 aprile alle ore 00,00

Archivio RAI: Rocco Filippini interpreta DvorakA due anni dalla composizione di quella IX Sinfonia che, nel suo legame col Nuovo Mondo, aveva portato nella musica europea una ventata di novità, il compositore ceco Antonin Dvorak nel 1895 si trovava ancora negli Stati Uniti; qui dal 1892 aveva assunto la direzione del Conservatorio Nazionale, chiamato come personalità di prim'ordine nella valorizzazione degli elementi musicali di stampo nazionale (per accettare l'incarico il generoso compositore aveva preteso che la scuola fosse gratuita per gli studenti nativi americani e afro-americani non abbienti).

In questo periodo americano il compositore aveva fatto amicizia con Harry Burleigh, ricordato come uno dei primi musicisti di colore, compositore e cantante egli stesso ed autore del celeberrimo "Deep River"; tra i due vi fu uno scambio reciproco assai importante: Dvorak spronò Burleigh ad immettere la tradizione musicale americana - quella derivata direttamente dal blues nero - negli stilemi della musica colta, con orchestrazioni ed arrangiamenti cameristici del repertorio spiritual, e da lui assorbì nel suo linguaggio compositivo proprio quei moduli ritmici ed armonici altri rispetto alla tradizione europea.

Sempre in America Dvorak conobbe Victor Herbert, violoncellista direttore e compositore di origine irlandese, e nel 1894 l'ascolto del suo Concerto per violoncello lo impressionò grandemente; dopo l'incompiuto Concerto del 1865, nel 1895 nasce, proprio alla fine del suo soggiorno a New York, questo Concerto per violoncello in si minore opera 104 che diventerà una delle composizioni più popolari, amate ed eseguite del musicista ceco.

Dedicato al conterraneo Hanus Wihan, virtuoso interprete dello strumento (a cui Dvorak negò volutamente l'arbitrio di una propria cadenza virtuosistica), il concerto presenta una ricca strumentazione ed una forte connotazione lirica: nel secondo movimento compare anche un mesto tema di canzone nostalgicamente ispirato ad un amore giovanile di Dvorak, scomparso proprio nel periodo della composizione.

Il solista dell'ascolto odierno è il violoncellista Rocco Filippini; nato a Lugano ed avviato alla musica sin dall'infanzia da genitori artisti, Filippini compie gli studi con Pierre Fournier, vince nel 1964 il Concorso Internazionale di Ginevra e comincia da subito una sfolgorante carriera di concertista.

Tra i più celebri solisti del suo strumento, Filippini ha un vasto repertorio che spazia dal '700 alla musica d'oggi e viene invitato nei principali centri musicali di Europa, Americhe, Giappone e Australia, ospitato dalle più famose sale e dei più noti festival.

Collabora spesso con artisti quali Salvatore Accardo, Maurizio Pollini, Radu Lupu, Maria João Pires, Michele Campanella; nel '68 ha fondato il Trio di Milano e successivamente il Quartetto Accardo.

Accademico di Santa Cecilia e docente di violoncello al Conservatorio di Milano, Filippini ha dato vita ai corsi dell'Accademia Stauffer di Cremona, è membro dell'Academy of the European Mozart Foundation e tiene numerosissimi corsi di perfezionamento; recentemente ha inoltre intensificato la sua attività di direttore d'orchestra.

; alcuni tra i massimi compositori di oggi quali Berio, Donatoni e Sciarrino gli hanno dedicato loro opere.

La sua intensa attività discografica comprende le Suites per violoncello solo di Bach, i Trii di Haydn, Fauré, Debussy e Ravel, il Quintetto di Schubert, le Sonate di Brahms, i Quintetti per archi, il Divertimento per trio d'archi ed altre opere di Mozart.

Rocco Filippini è stato premiato, nel 1997, per il suo contributo allo sviluppo dei rapporti culturali tra Svizzera e Italia; il suo violoncello di è il Gore Booth di Antonio Stradivari (1719), uno degli strumenti più pregiati della storia della liuteria.

La registrazione proposta oggi è stata realizzata nel 1981: sul podio dell'Orchestra Sinfonica di Milano della RAI il direttore ungherese Zoltan Pesko.

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