Quando
Johann Sebastian Bach compose le sue
tre sonate per viola da gamba e clavicembalo BWV 1027-29, verosimilmente durante il periodo in cui il musicista tedesco si trovava a Cöthen, lo strumento ad arco riscuoteva ancora parecchio interesse da parte dei compositori tedeschi, interesse che continuerà fino agli anni intorno al 1780. Anche se utilizzata in formazioni cameristiche, la viola da gamba fu all'epoca vista maggiormente come strumento solista, come dimostrano i lavori di autori come Telemann e Abel.
Accanto all'uso che Bach ne fece nel VI concerto brandeburghese e in diverse cantate, queste sonate portano la viola da gamba in un contesto di triosonata, secondo l'eredità corelliana, in cui però il numero degli esecutori è ridotto a due, coprendo lo strumento a tastiera due delle tre parti strumentali.
Impegnati nel fitto dialogo concertato
Guido Balestracci, alla viola da gamba, e
Blandine Rannou, al clavicembalo, propongono una avvincente esecuzione delle tre sonate.