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Progetto Wagner: Sigfrido

in onda martedì 19 novembre alle ore 20,00

Progetto Wagner: Sigfrido

Apparsa nella prima giornata della Tetralogia, l’umanità trionfa in questa seconda giornata dedicata a “Siegfried” l’eroe più puro della nordica epopea; da lui nel lontano 1848 Richard Wagner aveva iniziato le sue considerazioni sull’intera saga, e proprio Sigfrido era stato il nucleo dell’ispirazione wagneriana (con “La morte di Sigfrido” prima e “Il giovane Sigfrido” poi); infine il musicista si era risolto ad andare a ritroso nella sua narrazione e dedicò così al giovane guerriero il terzo segmento della sua grande opera.

Presente in forme diverse nell’”Edda” e nel ciclo nibelungico, il personaggio di Sigfrido è - al pari di Ercole o Teseo – figura-chiave, eroe risolutivo per mezzo del quale si sciolgono ardue situazioni e si attuano i destini prefigurati dalle divinità; il nostro supera i secoli e nel ‘500 lo troviamo protagonista di racconti popolari e della tragedia “Sigfrido dalle pelle di corno”, scritta da un certo Hans Sachs (a sua volta scelto da Wagner come protagonista dei “Meistersinger”).

Nell’800 vari scrittori si interessarono al valoroso personaggio, ma il Sigfrido di Wagner è figura unica, non assimilabile ad altre né a quella antica, pur se da essa originata: in questo giovanetto senza macchia e senza paura, che esordisce “in selvaggia tenuta silvestre, con un corno d'argento appeso ad una catena” si cela un novello Adamo, primo esponente di una nuova umanità che si fa strada nel mondo con la sua innocente determinazione.

Una grande novità appare da subito all’ascolto (che potrebbe naturalmente, anche se non senza fatica, prescindere da ogni considerazione introduttiva): già al suo attacco pare che nel “Sigfrido” il senso del ritmo, non solo drammatico ma anche strettamente musicale, si impossessi dell’ispirazione wagneriana.

Troviamo ancora strati sonori impalpabili ed evanescenti, ma si percepisce nel “Sigfried” una costruzione come più circoscritta, soprattutto nell’orchestra che ardisce commenti puntuali di inaspettato color verdiano; i temi appaiono maggiormente delineati e palpabili, più “terreni” verrebbe da dire, per quanto terrena possa essere una fiaba al confronto con l’altezza del mito.

L’essenza fiabesca dell’opera è il suo carattere più evidente; eppure nel “Siegfried” troviamo si draghi pozioni e veleni, indovinelli, uccelli parlanti e belle dormienti in una sorta di “summa” delle migliori tradizioni fantastiche, ma tutto ciò non si risolve in una semplice favola bensì è paradigma di un percorso universale, quello dell’uomo alla ricerca della sua vera e piena realizzazione.

Sigfrido, candido ed innocente, perviene lentamente alla coscienza di sé della sua identità e quindi del suo destino, e i momenti più toccanti della sua avventura ci sembrano non quelli eroici ma quelli più profondi della sua presa di coscienza del mondo, della natura e dell’amore; così il canto degli uccelli nella foresta nella seconda scena del II atto (la metà esatta dell’opera) è una vera apparizione.

Con questi momenti rarefatti così speciali Wagner si ricollega inaspettatamente a quell’ispirazione intimista che nella “semplice” articolazione liederistica di voce e pianoforte aveva saputo esprimere la pienezza poetica dell’animo tedesco, sempre intriso di un profondo rapporto con la natura, passionale e spirituale ad un tempo.

Una nuova intimità appare quindi, e non sarà un caso che Wagner elabori con linguaggio cameristico proprio alcuni temi tratti da quest’opera (precisamente dal duetto d’amore tra Sigfrido e Brunilde nel III atto) come regalo di compleanno per la sua Cosima (seconda moglie del musicista nonché figlia di Liszt); il giorno di Natale del 1870, 5 anni prima del debutto dell’opera a Bayreuth, egli farà eseguire sulla scalinata della loro villa in Svizzera un breve Idillio per piccolo organico, poi divenuto celeberrimo, nel cui titolo si omaggia anche il neonato figlio maschio, che – manco a dirlo – ha nome Sigfrido.

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