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Grandi direttori: Eugene Ormandy

in onda venerdì 23 ottobre alle ore 17,00

Grandi direttori: Eugene OrmandyUna vita dedicata alla musica fin dai primissimi anni, quella di Eugene Ormandy: a quattro anni suona il violino e a cinque è il più piccolo allievo ammesso all'Accademia Reale di Musica a Budapest; si laureerà in Filosofia nel 1921, ma la pratica violinistica - poi abbandonata in favore della carriera direttoriale - sarà per lui fondamentale anche nella definizione della sua personalità di direttore: "Il mio modo di dirigere è quello che è perché io ero un violinista. Toscanini suonava sempre il violoncello, Koussevitzky il contrabbasso, Stokowski l'organo. I direttori che sono stati pianisti hanno un tocco più tagliente, più percussivo, e questo si sente ascoltando le loro orchestre".

Musicista di grandissimo talento, Ormandy era dotato di un orecchio eccezionale e di memoria prodigiosa (dirigeva raramente con lo spartito) ed era un formidabile accompagnatore al pianoforte; la gestualità di questo minuto direttore derivava molti dei suoi movimenti, piccoli e vibranti, proprio dalla tecnica violinistica.

La puntata di oggi vede Ormandy alla testa di quella che per più di 40 anni egli considerò la "sua" orchestra, la Philadelphia Orchestra; da lui diretta per la prima volta nel 1931 in sostituzione di Toscanini (nei suoi ricordi quel momento sarà definito il più indimenticabile della vita), ne divenne direttore associato nel 1936 (con Leopold Stokowski) e direttore stabile due anni dopo; la diresse praticamente per tutta la vita, fino al suo ultimo concerto alla Carnegie Hall nel 1984.

Sotto la guida di Eugene Ormandy la Philadelphia Orchestra acquisì una sua forte e riconoscibile identità sonora, quel suono caldo e propriamente romantico che era indissolubilmente legato al temperamento e alla personalità del direttore ungherese; precisione, equilibrio e soprattutto una costante tensione al raggiungimento del suono legato sono alcune delle caratteristiche di quello che in America chiamano il "Philadelphia sound".

Significativamente, in un'intervista degli anni '60 Ormandy affermerà senza mezzi termini: "The Philadelphia sound - it's me".

Nato nel 1899 e scomparso nel 1985, Ormandy ci ha lasciato incisioni per più di 500 titoli, privilegiando nelle sue scelte il repertorio romantico; basta però ascoltare il primo brano del nostro programma, il "Prélude à l'apres-midi d'un faune" di Claude Debussy (in cui solista è William Kinkaid, primo flauto della Philadelphia Orchestra dal 1921 al 1960), per comprendere che il fascino sonoro che Ormandy sa creare non è legato alla musica di un particolare periodo, bensì alla natura profondamente poetica della sua ispirazione.

Pienamente romantico è invece il Secondo Concerto per pianoforte di Camille Saint-Saëns, qui eseguito dal solista Philippe Entremont in una registrazione del dicembre 1964.

Seguirà una delle composizioni che vanno considerate uno dei manifesti del romanticismo musicale, cioè quella "Sinfonia fantastica" di Hector Berlioz che nelle sue didascalie riflette appieno le inquietudini appassionate dell'inizio dell '800; con l'"Alborada del gracioso" di Maurice Ravel si conclude questo omaggio alla grande arte di Eugene Ormandy.
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