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Il Terzo Suono

Concerti del Quirinale di Radiotre - in onda lunedì 26 settembre alle ore 16,30

Il Terzo SuonoL'ensemble "Il terzo Suono" nasce dalle diverse esperienze che i suoi componenti hanno potuto accumulare nell'ultimo decennio collaborando insieme in varie formazioni. Il gruppo si basa perciò su una collaudata professionalità e su un entusiasmo che si è particolarmente rinnovato nel dare vita a un nuovo progetto musicale comune, il cui obiettivo è quello di affrontare il vasto repertorio dei secoli XVII e XVIII che l'organico di due violini, violoncello e basso continuo (clavicembalo o organo) consente di eseguire.

Il nome che per il gruppo è stato scelto dai due fondatori - il violinista Enrico Casazza e il clavicembalista Giorgio Cerasoli - rinvia al fenomeno acustico noto appunto come "terzo suono", la cui scoperta si deve a Giuseppe Tartini (1692-1770). L'estro del violinista e compositore istriano è, al di là del nome che battezza l'ensemble, considerato come un punto di riferimento per musicisti che privilegiano, nel lavoro d'insieme, non solo la fedeltà alle fonti storiche, ma anche la ricerca di un'espressività che non rinuncia a immaginazione, vivacità, eleganza.

Con questo spirito "Il Terzo Suono" esegue pagine spesso poco eseguite, ma di particolare interesse, della tradizione strumentale italiana ed europea del periodo barocco, sempre avvalendosi di criteri interpretativi storici e delle sonorità degli strumenti di quell'epoca.

Il Settecento strumentale italiano ruota intorno a un nuovo uso del violino, autentico protagonista di una svolta linguistica che ha posto in primo piano la cantabilità, il virtuosismo e soprattutto l'espressione degli affetti. Se ancora in molta musica del resto d'Europa il violino poteva essere abitualmente sostituito con il flauto, in quella italiana si sviluppò una scrittura per così dire idiomatica, cioè ritagliata sulle potenzialità tecniche e sonore dello strumento, in modo tale da renderlo non solo insostituibile, ma centrale in un'idea di musica che cresceva in parallelo con l'evoluzione del canto nel melodramma.

Il programma dell'ensemble allinea composizioni di alcuni dei protagonisti di questo passaggio epocale, destinato a marcare un'impronta duratura sull'intera civiltà musicale europea, passando da quelli che oggi possiamo considerare "precursori" ai rappresentanti più maturi di questo nuovo stile di scrittura: dunque da Corelli a Tartini.

Nelle Sonate a tre dell'op. 3 di Corelli, pubblicate a stampa nel 1689 come "Sonate da chiesa", la direzione del movimento evolutivo è già chiarissima: i violini rappresentano qui infatti il perno di un lavoro compositivo nel quale è già chiaro che ogni sostituzione con altri strumenti sarebbe impossibile. Il terzo strumento, il "violone" (violoncello), è trattato dall'autore con molta cura, così come importante è la realizzazione del basso con il clavicembalo, ma Corelli indica che in alternativa le stesse parti possono essere affidate all'arciliuto e all'organo, in omaggio allo stile "da chiesa" delle Sonate op. 3. In quelle di Veracini e di Locatelli il virtuosismo della scrittura violinistica si accentua, e quasi a compensare questo aspetto diviene più preciso anche il trattamento del violoncello e dello strumento a tastiera.

Nelle Sonate a tre di Tartini il percorso evolutivo è compiuto: ormai padroni della scena, i violini possono esprimere tutta la loro capacità espressiva e cantabile in un florilegio di abilità che fa leva sulla presenza degli altri strumenti per dare corso a un'inventiva armonica esuberante.

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