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Quelli che "restituiscono" i figli adottati

Quelli che "restituiscono" i figli adottatiI bambini adottati, se per qualche motivo non vanno bene, possono essere restituiti senza pagare penalità. Anche se te lo sei andato a prendere nel più sperduto angolo del mondo, nessuno ti può obbligare a tenertelo. Scadenze non ne hai. Puoi anche decidere di riportarlo indietro quando è grandicello. Anzi, di solito, funziona proprio così, perchè l'adolescente che ti manda a quel paese, che marina la scuola, si fuma le canne e magari scappa pure di casa è già difficile da sopportare se è figlio tuo... Se è di altri, che torni da dove è venuto.
Pioveranno critiche perché il bon ton vuole che dei fallimenti adottivi, se proprio se ne deve parlare, se ne parli con i guanti "che sono storie delicate, di sofferenze", dicono, "per queste famiglie distrutte dal dolore". E' sempre difficile crescerli, certo. E "a volte per questi bimbi i traumi subiti sono così profondi che stabilire un legame familiare non è più possibile", spiegano gli esperti. Più spesso, però, la verità è che vengono restituiti semplicemente perchè non corrispondono alle aspettative che i genitori si erano creati". [...]

Come funziona
Di solito si comincia con le "crisi adottive": i genitori si rivolgono ai servizi perchè i problemi sono insormontabili e il ragazzo finisce in struttura per un po', in attesa che si calmino le acque. Spesso però, le "crisi adottive", ripetute, preludono al fallimento e, ad un certo punto, la coppia chiede che il bambino venga allontanato.
Raramente si arriva alla revoca della patria potestà, più spesso si opta per un attenuamento della stessa, ma se la famiglia non è più intenzionata a d occuparsi del ragazzo, il Tribunale determina un nuovo stato di adottabilità. E il giro ricomincia.

Perchè accade
"Il problema di fondo sono le aspettative dei gentori che arrivano all'adozione dopo un percorso fallito di procreazione, nel tentativo di riempire un vuoto", spiega Patrizia Meneghelli, responsabile della struttura complessa Area Famiglia dell'Ausl 20 di Verona "e inevitabilmente hanno attese emotive esagerate". Dall'altra parte invece, ci sono bimbi che "hanno subito l'abbandono, che hanno vissuto per strada, che ne hanno viste di tutti i colori - spiega ancora Meneghelli - o che magari hanno subito violenze e abusi". Bambini difficili dunque, perchè traumatizzati, chiusi, arrabbiati con la vita, che poi diventano adolescenti "impossibili". "E' nell'adolescenza che scoppiano le crisi più importanti: i ragazzi vanno male a scuola, assumono atteggiamenti aggressivi, a volte devianti" e spesso, per le ragazze, arrivano gravidanze inattese. "Ed è qui che la coppia, di solito, chiede di rinunciare". "Il consiglio è uno solo: non rimandare. I problemi che si riscontrano durante la prima infanzia: problemi socolastici, difficoltà di adattamento, cattivo carattere, non sono segni che vanno sottovalutati. Bisogna farsi aiutare subito dagli esperti", aggiunge Meneghelli. "I bambini abbandonati sono bambini danneggiati, bisogna aiutarli a riparare. Ed è semrpe un perscorso difficile". 
 
Il dopo
E dopo? Tutto finito. Il ragazzo torna in Istituto e lì rimane, fino al compimento dei 18 anni, con notevoli disagi. Non è più nel Paese d'origine, non ha legami con nessuno e quasi sempre diventa un adulto con dipendenza da alcol e droghe. E, a sua volta, un genitore che abbandona. "Quando questi bambini rinuncati diventano a loro volta genitori, quasi sempre hanno bisogno di aiuto - spiega ancora Meneghelli - perché manifestano a loro volta segni di abbandono verso i propri figli".
Due storie per tutte, per capire cosa scatta, a volte, in chi adotta. Sono raccontate dai referenti di centri che si occupano di adozioni, dei quali, volutamente, non riportiamo le generalità.

Mamma e papà perfetti: lei psicologa e lui psichiatra. Ottengono subito l'idoneità per l'adozione. Chi meglio di loro, infatti, potrà essere genitore? Accolgono un bimbo da un Paese asiatico. E' timido, chiuso, parla poco. All'inizo sembra solo spaesato, ma poi dopo qualche mese, i due si accorgono che qualcosa non va. Forse un lieve ritardo. I genitori adottivi non si danno pace, vogliono sapere che cosa ha questo bambino e danno così il via ad un vero proprio tour de force tra medici e specialisti con visite di tutti i tipi per avere una diagnosi. Che non arriva. Anzi, il bimbo, sottopsto a sua volta a strss, peggiora. Dopo cinque mesi in casa il piccolo, di circa 7 anni, torna in istituto, rinunciato, respinto e quindi di nuovo adottabile.

Una famiglia bene, città del nord, professionisti: adottano una bimba brasiliana che risponde alle aspettative e diventa la bimba modello: non li mette in discussione come genitori, si impegna a scuola, obbedisce, è affettuosa. La coppia decide di ripetere l'esperienza e adotta un altro bambino, questa volta dell'Est Eruopa, il bimbo ha subito traumi pesanto e ben presto mostra problematiche difficili da affrontare. Crisi di rabbia, violenza, autolesionismo. Inoltre è omosessuale. La famiglia entra in crisi, la prima figlia rifiuta il fratello, fonte di guai e tensioni. Tutti vorrebbero ritornare alla quiete di quando lui ancora non c'era. E così accade: il ragazzino rientra in comunità.

sito di Libero


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