[an error occurred while processing this directive]
A costo di annoiare le mie lettrici e i miei lettori torno sul problema dell’istruzione dei nostri ragazzi, perché la questione è troppo importante, non solo per loro, ma soprattutto per il futuro del nostro Paese. Lei distribuisce le colpe del mal andamento della nostra scuole ai ragazzi, ai loro genitori e al ministero dell’Istruzione. I ragazzi li abbiamo messi al mondo noi, e precisamente in un mondo dove quel che conta è il successo, il denaro, l’affermazione di sé anche a scapito degli altri. La scuola e la cultura che trasmette dovrebbero almeno prospettare altri valori che relativizzino i primi, facendone apprezzare altri più significativi e interessanti, capaci di gratificare il concetto che ciascuno di questo ragazzi ha di sé. Se lei mi dice che: “In un istituto professionale l’attività preponderante è quella di ricostruire un contesto ordinato e non rumoroso (silenzioso è pretendere troppo) in cui tentare di avviare l’attività didattica”, mi lasci dire senza alcun esitazione che la colpa è di quegli insegnati che non hanno un’adeguata personalità per stare in una classe o una capacità a conquistarla sul piano emotivo. Di questi insegnanti del tutto inadeguati a riscoprire il loro rorlo, non c’è studente che non abbia fatto esperienza.
Per quanto riguarda i genitori, sono assolutamente convinto che devono essere lasciati fuori dalla scuola, dopo esser stati malauguratamente introdotti negli anni 70 dei Decreti Delegati del ministro
Se poi consideriamo che il ministro dell’Istruzione, come Lei ricorda […] , invita i dirigenti scolastici a promuovere più studenti possibili per evitare l’abbandono scolastico, e i presidi a loro volta invitano i professori ad analogo comportamento per dimostrare il “successo formativo” del loro istituto, qui il cerchio si chiude. Ed è un brutto cerchio, perché segna il trionfo dell’ignoranza mascherata da diplomi che, alla prova dei fatti, quando ad esempio si scrive un curriculum mostrano senza inganno la loro falsità. Se a tutto ciò aggiungiamo che i nostri ragazzi avranno come competitori non i primi della loro classe come un tempo, ma i coetanei cinesi e indiani, ci dobbiamo meravigliare se l’Italia e con lei l’Europa, e a guardare bene l’intero Occidente, stanno declinando?