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Guardami giocare e paga; Twitch, la mecca dei gamer

di Jacopo Frenquellucci - Pagina 99WE

Per i campioni dell’industria video ludica essere pagati come atleti per prendere in mano joypad o tastiera non è più sufficiente: la nuova frontiera è trasmettere in diretta le proprie fatiche, incassando milioni di dollari tra pubblicità e mance degli ammiratori.

Il nuovo Eldorado si chiama Twitch.tv, un portale di video streaming nato nel 2011 e acquistato tre anni dopo per 970 mln da Amazon dopo una lunga asta con Youtube – la cui offerta aveva superato il miliardo di dollari – e Microsoft. Lo scorso anno è stato il quarto sito a generare più traffico negli Stati Uniti, dietro solo a Netflix, Google e Apple, e a superare i 100 milioni di utenti unici al mese e gli 1,7 milioni di streamer, avvicinandosi così alla top 100 di Alexa, l’indice di popolarità del web. Ogni mese vengono guardati più di 20 miliardi di minuti di video, per una media di oltre 100 minuti al giorno per utente, e le app per Android e Apple hanno raggiunto i 40 milioni di download. D’altronde, come rivendica giustamente Twitch, “i giocatori sono social, i video sono il loro linguaggio e quindi noi siamo l’unico social network dedicato a loro”: un’esclusiva non da poco, se è vero che, stime alla mano, il mercato dell’industria video ludica potrebbe avvicinarsi ai 100 mld/$ di fatturato nel 2015.

Non a caso Baird, fondo di investimenti con un portafoglio da 150 mld/$, consiglia ai propri clienti di puntare sull’intrattenimento legato all’e-sport: secondo l’analista Colin Sebastian il valore di questo mercato è destinato a salire dai 200 mln/$ del 2014 a un miliardo nel 2018, per arrivare a 1,8 mld di dollari nel 2020. Le previsioni indicano una crescita costante degli spettatori, che dovrebbero raggiungere i 250 mln nel 2018 e i 350 mln due anni dopo. La corsa all’oro è già iniziata, fa notare Sebastian: dall’inizio del 2014 le società legate alla diffusione dell’e-sport hanno incassato 175 mln/€ di finanziamenti dagli investitori, più di quanto abbiano totalizzato nel complesso in precedenza.

Twitch ha un target più che definito: il 96% degli utenti è di sesso maschile, il 67% ha tra i 18 e i 34 anni, Inoltre raggiunge ben oltre la metà dei millennials statunitensi, la generazione nata negli anni Duemila per cui i siti web sono già una fonte superata e la televisione un reperto archeologico.

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Non di sola pubblicità vive il sito comprato da Amazon. Allo stesso modo di Youtube, sono in vendita decine di diverse tipologie di inserzioni, dal banner non invasivo durante lo streaming fino a veri e propri spot da guardare obbligatoriamente, e per l’utente è necessario entrare nel Partner program – una sorta di riconoscimento della propria popolarità  – prima di monetizzare in maniera significativa. Al contrario però del portale di proprietà di Google, l’utente finale partecipa alle fortune economiche di chi genera contenuti, e anche a quelle di Twitch, in maniera molto più diretta che come semplice spettatore. Né l’azienda né gli streamer si sono mai dimostrati troppo propensi a condividere pubblicamente guadagni e percentuali, ma quest’estate un grande ex del mondo dell’e-sport, quello Steven Bonnel che con il nome di battaglia “Destiny” è stato per anni tra i top assoluti di Starcraft II, ha scoperchiato il vaso di Pandora.

 

Su Twitch – ha spiegato a Jay Egger di Dailydot in un’intervista – è difficile monetizzare direttamente dagli spazi pubblicitari, perché un pubblico tecnicamente molto più esperto di quello generalista di Youtube è in grado, almeno nell’80% dei casi, di bloccare la visualizzazione degli ads, non contribuendo così al finanziamento diretto dello streamer. La vera fonte di guadagno – spiega allora Destiny – sono le sottoscrizioni: abbonamenti da 5 dollari al mese – 3 dei quali vanno ai creatori di contenuti –, che permettono agli utenti un contatto più diretto con il oro beniamini, come la possibilità di chat private o anche solo semplici badge che identifichino il loro stato di fan incalliti. Bonnel, che conta quasi 65milioni di visualizzazioni complessive su Twitch, non supera i mille dollari al mese di incasso per le pubblicità, ma arriva tranquillamente ai 6mila grazie alle sottoscrizioni. E si riferisce solo a quelle sul portale, senza considerare le altre 4 tipologie di abbonamento che è possibile acquistare sul suo sito personale.

C’è poi una terza forza di guadagno possibile per i giocatori – quarta se si considerano anche gli sponsors –: le donazioni volontarie. Chi si trasmette su Twitch ha la possibilità di inserire nella sua pagina un link al proprio profilo Paypal nell’eventualità che qualche fan particolarmente fedele, non soddisfatto del semplice abbonamento da 60$ all’anno – voglia sostenerlo in modo ancora più diretto. Per capire che non si tratta di semplici mance, si può chiedere a Forsen, uno dei migliori professionisti di Hearthstone, il gioco di carte collezionabili della Blizzard: ogni giorno incassa da chi lo segue tra i 1500 e i 2000 dollari, con una media di 350 donazioni da 5 dollari.

Nel 2014 fece scalpore la comparsa di un mecenate anonimo che decise di prendersi cura di tutti i più famosi giocatori di World of Warcraft: Ahmai, questo il nome del misterioso benefattore, ha distribuito in pochi mesi più di 100mila dollari, con punte di 30mila a un solo streamer.

Bisogna dare atto alla comunità di Twitch anche di un forte altruismo: nel 2013, il sito ha raccolto più di 8milioni di dollari per iniziative di beneficienza, la cifra ha superato i 10mln nel 2014 ed è ancora in crescita per l’anno in corso, in cui si stima – considerando anche il consueto boom natalizio – di arrivare a 15milioni.

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Ma non è tutto oro quel che luccica. Uno dei casi mediaticamente più clamorosi è stato quello di ZilianOP, nome di battaglia di Angel Hamilton sui server di Diablo3: si è finto per anni paraplegico, chiedendo a chi lo guardava donazioni per sostenere fantomatiche spese mediche, salvo poi alzarsi per errore durante una ripresa. Superfluo specificare che la sua carriera di streamer  e videogiocatore sia finita sul momento, ma per gli utenti non c’è stato modo di recuperare quanto versato.

Un problema uguale e contrario hanno invece avuto i tanti creatori di contenuti venuti in contato con l’utente Jethyo: un preadolescente che con la carta di credito dei suoi genitori ha donato oltre 10mila dollari in meno di un mese ai suoi giocatori preferiti, causando però non poche difficoltà quando, a distanza di 50 giorni, Paypal ha disposto il rimborso di tute le donazioni in quanto non autorizzate dai titolari del conto corrente. Peccato che in molti dei casi quei soldi fossero già stati spesi.

Una delle mode nate su Twitch è poi quella dello swatting, uno scherzo che ha portato in carcere decine di utenti: consiste nel chiamare la polizia statunitense  e denunciare per istigazione al terrorismo o altri reati simili uno streamer, e poi godersi in diretta l’irruzione degli Swat, le famose truppe speciali americane.

Gli hacker del collettivo DERP si sono resi decine di volte protagoniste di “Ddos”, la stessa tipologia di attacco informatico con cui Anonymous mise in ginocchio Visa e Mastercard durante la vicenda Wikileaks, mirati a sospendere le partite più attese dal pubblico (”solo per divertimento”, a loro dire, su commissione e in accordo con gli stessi giocatori secondo il parere di molti). Ma il primato di gruppo più odiato su Twitch resta nelle mani della “ForsenArmy”: quando è online un giocatore appartenente a una minoranza, il loro principale divertimento è invadere il canale del malcapitato con insulti razziali o sessiti, spesso accanendosi sui difetti fisici, per poi sparire.

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