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Orso bruno

L’orso bruno oggi

In Italia esistono tre distinte piccole popolazioni di orso bruno: nelle Alpi del Trentino occidentale, nel Tarvisiano e zone di confine tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia e nell’Appennino centrale. Mentre nel caso delle prime due è ipotizzabile, in tempi medio-lunghi, una riunificazione, la popolazione dell’Appennino è decisamente separata dalle due precedenti.

Le minacce
Considerato specie prioritaria in via di estinzione, l’orso bruno è vittima del bracconaggio e della frammentazione del suo ambiente naturale. Questa specie è fondamentale perché la sua presenza può essere un efficace indicatore dello stato di salute e conservazione degli ambienti in cui è presente: l’orso è il simbolo dei boschi della nostra penisola.
Nonostante la sua grande capacità di muoversi sul territorio, strade, centri abitati, ferrovie e diverse altre infrastrutture danneggiano l’ambiente in cui vive; senza contare che sul suo cammino ci sono a volte trappole, tagliole, bocconi avvelenati.
In totale la popolazione di orsi bruni si aggira intorno ai 200 mila esemplari. La Russia ha il più alto numero di orsi, oltre 100 mila, mentre negli Stati Uniti ne troviamo 33 mila, in Canada 25 mila e in Europa solo 14 mila.

Le avventure dell’orso italiano
Sulle Alpi la specie di orso bruno è strettamente legata al bosco, anche se questo adattamento è stato probabilmente determinato dalle persecuzioni umane. In questi ambienti frequenta boschi maturi e misti in cui è presente un abbondante e variato sottobosco; tuttavia, per alimentarsi, può visitare coltivazioni marginali di graminacee oppure frutteti. L’ orso bruno è essenzialmente onnivoro, soprattutto vegetariano, anche se non disdegna la carne. Quest’ultima viene rinvenuta soprattutto in primavera quando, grazie al senso dell’olfatto particolarmente sviluppato, riesce a ritrovare carogne di ungulati selvatici travolti dalle valanghe durante l’inverno. Dove condivide l’habitat con la lince o il lupo può, a volte, impadronirsi delle prede uccise da questi ultimi. Occasionalmente può predare pecore, capre e bovini.
Nello spettro alimentare dell’ orso bruno rivestono notevole importanza gli insetti (formiche, vespe, carabidi, ecc.); compie anche incursioni negli apiari per cibarsi di api, fuchi, larve e miele. Nel periodo estivo inizia ad alimentarsi abbondantemente cibandosi soprattutto di germogli, erbe e radici. Nella tarda estate e in autunno, quando l’ orso bruno deve costituire le riserve di grasso che gli consentiranno di superare un nuovo inverno, la frutta riveste molta importanza nella sua alimentazione.
Durante il letargo invernale l’ orso bruno può essere parzialmente attivo soprattutto quando le giornate sono particolarmente calde, tuttavia questo periodo viene trascorso comunque senza che esso si alimenti. L’ orso bruno non è un animale sociale e, fatto salvo il periodo degli amori, è sostanzialmente solitario. I piccoli, solitamente da 1 a 3 (raramente 4), nascono in gennaio-febbraio nella tana di svernamento. La femmina con i cuccioli abbandona il ricovero invernale in genere più tardi dei maschi e in questo periodo tende a evitare ogni possibile incontro con questi ultimi che potrebbero diventare pericolosi ed uccidere anche i propri figli.

Il Progetto del WWF per salvare l’orso bruno

La popolazione di orso bruno europeo delle Alpi sta crescendo lentamente, e per creare una convivenza pacifica tra questo animale e l’uomo, il WWF sta lavorando per cercare di mitigare i conflitti tra attività umane e grandi carnivori. La presenza dell’orso può essere infatti causa di danni: alcune volte la ricerca di cibo lo porta ad attaccare allevamenti di bestiame, alveari oppure coltivazioni.
Per questo è importante elaborare delle strategie di buona convivenza, promuovendo e utilizzando particolari accorgimenti. Come le recinzioni elettriche a bassa tensione “a prova di orso”, o come le fonti alternative di cibo per gli orsi. Si tratta di veri propri frutteti con “coltivazioni a perdita”: un esempio sono quelli realizzati in Val di Non, gestiti da oltre venti anni dal WWF e fonte di cibo per gli orsi.
Nell’Appennino centrale, dove vive l’orso bruno marsicano, svolgiamo attività di controllo contro il bracconaggio e portiamo avanti iniziative concrete per ridurre il conflitto tra uomo e orso: ad esempio il WWF ha recentemente sviluppato con il Ministero dell’Ambiente un programma di interventi a tutela dell’orso donando, tra l’altro, recinzioni elettrificate ad apicoltori, allevatori e agricoltori, che vivono nel territorio intorno al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.


Chi è l’orso bruno

Caratteristiche fisiche: l’orso bruno europeo ha il mantello di colore bruno rossastro. Negli individui più giovani non è rara la presenza sul petto di un collare o una macchia chiara, a forma di “V”. Il muso è allungato.
Invece l’orso bruno marsicano ha il mantello di colore bruno marrone, più chiaro sulla testa, sul collo e sul dorso, e il muso è più corto e tozzo dell’orso bruno europeo.

Etologia: l’orso preferisce una vita solitaria, a parte durante il periodo degli amori. Il sonno invernale può durare fino a 6 mesi.

Biologia: é tra i più grandi carnivori esistenti e ha un acuto senso dell’olfatto. Le dimensioni sono molto variabili: la sua lunghezza massima può arrivare fino a 150 cm, mentre l’altezza alla spalla di un adulto è 80 cm.

Riproduzione: la stagione degli amori arriva per gli orsi bruni a primavera inoltrata, quando i maschi, seguendo i messaggi olfattivi lasciati dalle femmine, cominciano a cercare una compagna. Dopo l’accoppiamento, però, la coppia si separa subito: sarà esclusivamente la madre ad occuparsi dei cuccioli. I piccoli di solito vanno da uno a tre, e nascono tra gennaio e febbraio dopo 7-10 mesi di gestazione.

Alimentazione: gli orsi bruni mangiano di tutto. Si cibano di germogli, erbe, frutta e radici; nella loro dieta sono compresi anche api, larve, formiche e miele. Cacciano attivamente prede di grosse dimensioni, e si possono nutrire anche di carcasse.

UN PASSO DAL CIELO E WWF INSIEME IN DIFESA DELLE ALPI
Le Alpi sono una delle aree più selvagge e ricche di biodiversità in Europa. Sono uno degli ecosistemi montani più intensamente sfruttati al mondo e vanno protetti per noi e per le future generazioni.

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