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Thomas Sankara

Burkina Faso

Thomas Isidore Noël Sankara (Yako, Alto Volta, 21 dicembre 1949 – Ouagadougou, Burkina Faso, 15 ottobre 1987) è stato un militare, politico e rivoluzionario burkinabè. È stato un leader molto carismatico per tutta l'Africa Occidentale sub-sahariana. Cambiò il nome di Alto Volta in Burkina Faso, divenendone il primo Presidente, e si impegnò molto in favore di riforme radicali per eliminare la povertà. Visto come una figura carismatica e iconica della rivoluzione, è comunemente indicato come "il Che Guevara africano". Teorico del panafricanismo, fu l'ultimo presidente dell'Alto Volta e il primo del Burkina Faso dal 1983 al 1987.

«Parlo in nome delle madri che nei nostri Paesi impoveriti vedono i propri figli morire di malaria o di diarrea, senza sapere dei semplici mezzi che la scienza delle multinazionali non offre loro, preferendo investire nei laboratori cosmetici o nella chirurgia plastica a beneficio del capriccio di pochi uomini e donne il cui fascino è minacciato dagli eccessi di assunzione calorica nei loro pasti, così abbondanti e regolari da dare le vertigini a noi del Sahel».

«Per l'imperialismo è più importante dominarci sia culturalmente che militarmente. La dominazione culturale è la più flessibile, la più efficace, la meno costosa. Il nostro compito consiste nel decolonizzare la nostra mentalità».

 

Ispirato a Fidel Castro, Che Guevara e Jerry Rawlings, promosse la "Rivoluzione Democratica e Popolare", definendo la sua ideologia anti-imperialista nel Discorso di Orientamento Politico tenuto il 2 ottobre 1983. In un discorso tenuto ad Addis Abeba, in Etiopia, suggerì l'istituzione di un nuovo fronte economico africano che si potesse contrapporre a quello europeo e statunitense. Inoltre cercò di convincere, invano, gli altri capi di Stato africani a rifiutarsi di saldare i debiti con gli Stati Uniti e i paesi europei, poiché era convinto che i soldi da restituire agli altri Stati potevano essere reinvestiti in riforme sanitarie e scolastiche.

Durante un suo discorso all'ONU il 4 ottobre 1984, avanzò la richiesta di sospensione di Israele e di espulsione del Sudafrica dalle Nazioni Unite, che all'epoca deteneva in prigione Nelson Mandela. Inoltre fece costruire la ferrovia del Sahel, che tuttora collega Burkina Faso e Niger, la principale arteria di comunicazione del Paese, successivamente ampliata. Fornì due pasti e cinque litri d'acqua al giorno a ciascun cittadino burkinabé, fornendo assistenza sanitaria e una massiccia campagna di vaccinazioni, incentivò la costruzione di scuole ed ospedali, promosse una campagna di rimboschimento (10 milioni di alberi vengono piantati per contrastare l'avanzata del Sahel), la ridistribuzione delle terre ai contadini, la soppressione delle imposte agricole, e creò un Ministero dell'Acqua, con funzioni ecologiche.

Con una campagna per la riduzione della spesa pubblica e una drastica lotta alla corruzione, tolse numerosi privilegi a politici e militari, e vendette tutte le Mercedes in dotazione ai ministri, sostituendole con le più economiche Renault 5. Si decurtò inoltre lo stipendio, arrivando a guadagnare 450$ al mese. Molte volte era costretto a chiedere prestiti ai familiari poiché non aveva denaro.

Il programma politico di Sankara comprendeva il miglioramento delle condizioni delle donne. Sankara assegnò a numerose donne il ruolo di ministro e le cariche militari, cosa rara in Africa. Incoraggiò, inoltre, le donne a ribellarsi al maschilismo e a rimanere a scuola in caso di gravidanza.

Sankara fu inoltre uno dei primi a mettere in guardia la popolazione dai rischi dell'AIDS, invitando i compatrioti all’uso dei contraccettivi. Abolì la poligamia e vietò l'infibulazione.

BIOGRAFIA - Figlio di Marguerite e Sambo Joseph Sankara, ferventi cattolici di etnia Silmi-Mossi, frequentò la scuola elementare a Gaoua e conseguì il diploma nel 1966 a Bobo-Dioulasso. I genitori lo incoraggiarono a farsi prete, ma scelse la carriera militare e, a 19 anni, si trasferì in Madagascar, dove ricevette una formazione da ufficiale dell'esercito e dove poté assistere alle rivolte del 1971 e del 1972 contro il presidente Philibert Tsiranana. In Madagascar si avvicinò alle teorie marxiste e leniniste, che influenzarono il resto della sua vita.

Ritornò in Alto Volta nel 1972 e partecipò a una guerriglia al confine tra lo stato natale e il Mali, salvo poi ripudiare ogni sorta di guerra, ritenendo i conflitti "inutili e ingiusti". In seguito divenne noto ad Ouagadougou come chitarrista del gruppo "Tout-à-Coup Jazz".

Nel 1976 divenne comandante del centro di addestramento dell'esercito a Pô. In quel periodo, durante la presidenza del colonnello Saye Zerbo, formò insieme ad altri giovani ufficiali, tra cui Blaise Compaoré, un'organizzazione segreta chiamata Regroupement des Officiers Communiste (ROC), cioè Gruppo degli Ufficiali Comunisti. Sankara divenne Segretario di Stato nel settembre 1981, ma rassegnò le dimissioni il 21 aprile 1982, in disaccordo con il regime, secondo lui troppo lontano dai lavoratori.

Dopo un colpo di Stato nel novembre 1982, che portò al potere Jean-Baptiste Ouedraogo, Sankara divenne Primo Ministro, ma venne destituito dal suo incarico e messo agli arresti domiciliari. L'arresto di Sankara e di altri suoi compagni causò una rivolta popolare.

Nell'agosto del 1983 divenne presidente all'età di 35 anni, in seguito al colpo di Stato contro Jean-Baptiste Ouédraogo guidato dall'amico Compaoré, con l'appoggio della Libia. Esattamente un anno dopo il suo insediamento, nel 1984, cambiò il nome del Paese in Burkina Faso, che in More e Djoula, i due idiomi più diffusi nella nazione, significa "Terra degli uomini integri". Cambiò inoltre la bandiera e lo stemma nazionale e scrisse un nuovo inno, Une Seule Nuit.

Dopo numerosi attacchi al presidente francese Mitterand, reo di appoggiare il governo di Pieter Willem Botha in Sudafrica, e dopo aver rifiutato l'appoggio militare a Charles Taylor (Liberia), Sankara venne ucciso il 15 ottobre 1987 insieme a dodici ufficiali in un colpo di Stato organizzato dal'ex-compagno d'armi e collaboratore Blaise Compaoré con l'appoggio di Francia, Stati Uniti e militari liberiani.

 

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