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Progetto Verdi: La battaglia di Legnano

in onda venerdì 30 agosto alle ore 21,00

Progetto Verdi: La battaglia di Legnano

Su La battaglia di Legnano e sul patriottismo di Giuseppe Verdi molto è stato scritto; sta di fatto che quest’opera, andata in scena al Teatro Argentina di Roma nel gennaio del 1849, è interamente calata nel clima risorgimentale, assai più di tutte le opere “sorelle” di quel periodo.

Nella vita di un artista vi sono casi in cui il risultato di un lavoro, quindi l’opera considerata in sé stessa, appare quasi in secondo piano rispetto alle più intime motivazioni, ai presupposti, in certo modo alle necessità di quella creazione; forse con “La battaglia di Legnano” siamo davanti a un caso del genere: il valore effettivo della musica di quest’opera verdiana – come la storia ha in parte confermato – appare inferiore rispetto al significato che l’opera ebbe, nel panorama musicale ma soprattutto storico che l’accolse.

Da Parigi Verdi aveva ben percepito l’uragano che si abbatteva sulle società di tutte Europa, e quanto avvenne in Italia all’indomani delle cinque giornate di Milano lo colpì oltremodo: egli farà subito in Italia un seppur breve viaggio manifestando la sua completa partecipazione alle istanze di quel tragico momento.

Dovendo onorare gli impegni editoriali precedentemente presi col Ricordi, al suo ritorno a Parigi Verdi proseguì un lavoro propostogli dal librettista Cammarano, ispirato alla tragedia “La bataille de Toulouse” di Joseph Méry; un triangolo amoroso inquadrato in una cornice bellica, da Méry ambientato in periodo napoleonico all’indomani della guerra di Lipsia (1813) e dagli autori italiani significativamente trasportato alla fine del XII secolo, al tempo delle lotte tra la Lega Lombarda e l’imperatore Federico Barbarossa.

Il messaggio politico era fin troppo chiaro, come chiara risulta la volontà di Verdi di incoraggiare la rivolta e l’indipendenza di un’Italia che sempre più tendeva all’unità; nell’opera, articolata in quattro atti piuttosto serrati, vi è una istintiva sottolineatura delle componenti psicologiche dei tre protagonisti (che ispirano a Verdi più complesse elaborazioni formali e una maggior raffinatezza compositiva) ma anche una fervida e partecipata attenzione ai momenti eroici.

Il clima della prima rappresentazione era rovente; tra il pubblico esaltatissimo un fiorire di bandiere tricolori, presenti anche Giuseppe Mazzini e il Garibaldi, mentre la musica veniva accolta da scrosciare di applausi e grida (“Viva Verdi! Viva l’Italia!”); alla fine dell’opera il quarto atto - significativamente intitolato “Morire per la patria” - venne addirittura bissato integralmente.

L’opera fu un trionfo, e sul giornale due giorni dopo si lesse: ”… In tutte le altre opere questo giovine Maestro è grande per ricchezza di immagini e per giuoco di fantasia: in questa egli è gigante e per forza di concetti e per vivacità di italiano sentire. Questa Italia, che si deliziava delle soavi melodie di questo giovane lombardo, oggi ha luogo di attingere dalla severità e robustezza di quest’ultimo patriottico lavoro quell’ardente scintilla che valga a ridestare e spandere il nazionale ardimento”. Pochi giorni dopo (9 febbraio) sarà proclamata la Repubblica Romana.

Anche nelle numerose repliche il clima in teatro si mantenne calorosissimo, ma la diffusione dell’opera fu inferiore alle aspettative, sia per la diffidenza della censura sia per le elevate richieste economiche del Verdi, che tentò invano anche di farne una versione francese ed ulteriori elaborazioni.

Aldilà della connotazione patriottica che sembra prevalere nell’osservazione dei critici, nella “Battaglia di Legnano” è da notare una ulteriore maturazione formale del musicista che elabora alcune scene – quasi nonostante il libretto – utilizzando gli stilemi della coeva scrittura strumentale in una perenne ricerca innovativa che dia voce sempre più nuova e completa al personaggio; Verdi sta decisamente uscendo dai suoi “anni di galera”.

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