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Mecenatismo 2.0

Le autorità greche hanno negato l'autorizzazione all'impresa transnazionale "Gucci" di utilizzare il Partenone per una sfilata di moda. Le motivazioni non sono chiare, anche perché quasi unanime è la levata di scudi dell'intellettualità italiana, anche di quella specialistica del settore beni culturali, contro questo divieto che impedisce l'acquisizione di preziosi fondi da adoprarsi proprio per la tutela del monumento. Come si fa a rifiutare una proposta così allettante? qualche minuto di sfilata et voilà, ti piovono centinaia di milioni dal cielo del mondo dell'alta moda.
In Italia, abbiamo già avuto modo di discutere di musei (gli Uffizi) utilizzati per feste di riccastri e di ponti (quello Vecchio) interdetti ai comuni mortali sempre per festeggiamenti da VIP; oppure di monumenti oscurati da pubblicità di marche mondiali al fine del loro prezioso e costoso restauro. Cosa c'è da disquisire? chi ha soldi li impiega come meglio crede e se, per i propri fini ludici o di lucro, sovvenziona il bene pubblico, che male c'è? Anzi, c'è tutto da guadagnare. I pochi privati sempre più ricchi in questo modo utilizzano le loro cospicue risorse per il bene comune. Anche Bill Gates, l'uomo più facoltoso del mondo, fa tanto del bene con le sue fondazioni. A nessuno però viene in mente che oggi, per restaurare e preservare monumenti patrimonio dell'umanità, siamo ridotti a chiedere l'elemosina al ricco di turno; che gli Stati, ormai sempre meno sovrani, non sono più in grado di convogliare risorse per la tutela dei beni comuni. Quasi nessuno si chiede come ciò sia potute accadere. Lo stesso si può dire per i diritti fondamentali dell'uomo, in particolare per quello alla salute: si sono inventate joint venture per costruire ospedali, magari dove il pubblico spende molto ma a guadagnare sono i poco filantropici "privati". Fra un po' anche l'istruzione sarà questione di filantropia. Stiamo allegramente e incoscientemente regredendo ai secoli delle confraternite misericordiose: istruzione, salute e tutela dei beni comuni stanno diventando questioni di beneficenza, nel mondo in cui i diritti sono trattati alla stregua di privilegi. L'importante è ridurre le imposte e il costo del lavoro, sperando che chi ci guadagna sia anche compassionevole.

Sergio Torcinovich - Venezia

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