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Dvorak, anima ceca

in onda venerdì 5 dicembre alle ore 15,30

Dvorak, anima cecaNei dintorni di Praga - precisamente a Nelahozeves - nacque e condusse gran parte della sua vita Antonin Dvorak (1841 - 1904) , la cui musica ci accompagnerà nella trasmissione odierna.

Non propriamente innovatore né esclusivamente legato al passato, questo musicista ha per noi l'importanza di incarnare nelle sue composizioni - a fianco di Bedrich Smetana, di una generazione più anziano - la cultura e la sensibilità slava; Dvorak sintetizza brillantemente i linguaggi del più maturo romanticismo - europeo e tedesco in particolare - con un'ispirazione profondamente legata alle tradizioni musicali della sua terra.

La fama di Dvorak si fonda però soprattutto sull'opera composta nel suo soggiorno newyorkese, tra l'inverno e la primavera del 1893, cioè la celeberrima Sinfonia op. 95 più nota col suo appellativo Dal Nuovo Mondo, che ascolteremo nella salda e sempre convincente visione interpretativa di Rafael Kubelik.

In questa Sinfonia all'ascoltatore odierno piace leggere soprattutto la decisa ed evidente apertura del compositore verso il futuro, verso quegli stilemi musicali (ritmici soprattutto, ma anche melodici ed armonici) propri della musica americana, tradizione musicale che si pone alla base della cultura non colta del mondo moderno.

Dvorak ci appare così un multiplo tramite tra mondi musicali diversi, tra folklore e cultura accademica, tra istanze locali e tradizione europea, lui non temette, una volta chiamato in terra americana, di pretendere (anche imponendo l'introduzione di un "need-based financial aid", aiuto per studenti nativi di talento non abbienti). che la cultura afro-americana potesse essere adeguatamente valorizzata.

La parola slava "dumka", può essere tradotta all'incirca come "meditazione"; essa indica anche una vera e propria forma poetica, sorta di ballata celebrativa delle gesta epiche dei cosacchi, e dobbiamo proprio a Dvorak l'introduzione di questo genere di stampo tradizionale nei repertori classici; nel brano pianistico da noi proposto, l'autore usò questo termine in senso elegiaco, che alterna malinconia e serenità, ed introdusse questo termine in altre opere (intitolando così anche il suo celebre trio op. 90).

Il violino e soprattutto la viola - suonata in orchestra sotto la direzione di Bedrich Smetana - furono da sempre praticati attivamente da Dvorak, che infatti dedicò una significativa parte della sua opera alla musica da camera; sin dal suo attacco il Trio n. 2 op. 26 si presenta con grande intensità espressiva e ritmica, lavoro da una parte denso di pregnanti rifrazioni brahmsiane e dall'altra intriso di elementi desunti dalla tradizione slava; questa composizione ci viene presentata da una formazione che ha curato l'incisione integrale dei trii del musicista ceco.

Dall'op. 55, che raccoglie Sette Melodie Tzigane composte nel 1880, ascolteremo un bellissimo Lied - originario per voce e pianoforte ma diffuso anche in versioni strumentali e accompagnato dall'orchestra nell'ascolto odierno - che anche nel titolo, "Le canzoni che mia madre mi ha insegnato" rivela la continuità tra passato e presente, qui venata di affettuosa malinconia.

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